Capita spesso a chi si avvicina al mondo del lavoro psicocorporeo, di non avere assolutamente idea di cosa tratti e da dove abbia origine. Di libri e di siti dedicati a tale argomento ne esistono molti, ma un testo[1], a mio avviso, affronta in maniera semplice e comprensibile l’origine dell’approccio per il quale mi sono formata al termine dei miei studi universitari.
Ne parlerò qui, in questo post.
Alla base dell’Analisi Bioenergetica c’è l’intuizione di Willem Reich[2] secondo cui il nevrotico resiste al processo di guarigione, non per l’istinto di morte teorizzato da Freud[3], ma perché le difese e le resistenze del paziente derivano dal suo essere ingabbiato in un’armatura caratteriale, nella quale la nevrosi ha imprigionato il suo corpo, la sua respirazione, la sua gestualità, la sua sessualità e le sue relazioni con gli altri.
Le resistenze, per Reich, sono atteggiamenti difensivi non solo psichici ma anche strutturati nel corpo sotto forma di tensioni muscolari croniche. Si tratta di una struttura difensiva psicosomatica che ha origine dalla nascita in risposta a precisi eventi traumatici o situazioni carenziali protratte. Questa struttura difensiva, prende il nome di armatura caratteriale e presenta specifiche corrispondenze tra tensioni somatiche e vissuti emozionali.
Ecco quindi che grazie a Reich, divenne possibile, attraverso il linguaggio non verbale della persona, intuire qualcosa della sua storia e della sua situazione attuale ed ipotizzare un intervento terapeutico non limitato alla comunicazione verbale tra paziente e terapeuta, ma capace di agire in modo diretto, fisico, sulle difese somatiche del paziente.
Per Reich fu fondamentale far precedere ogni processo analitico da un’analisi del carattere del paziente, ossia una comprensione del significato globale dell’armatura del paziente che altrimenti oppone la propria rigidità difensiva al successo della terapia.
L’obiettivo del terapeuta, per Reich, diventò quello di ripristinare nel paziente la “potenza orgastica” ossia la capacità di abbandonarsi liberamente e completamente, con tutto il corpo e non solo coi genitali, al piacere sessuale. Questo, per Reich avrebbe causato lo scioglimento dei blocchi psicosomatici (tensioni muscolari croniche), attivati dal paziente per impedire lo scorrimento dell’energia vitale (la libido per Freud). Attraverso tale inibizione il paziente aveva potuto evitare di sentire le emozioni rimosse, imprigionandole nelle aree contratte e realizzando un “pattern psico-neuro-muscolare cristallizzato”.
Lo scioglimento dei blocchi avrebbe quindi portato alla progressiva scomparsa dei sintomi nevrotici cristallizzati nell’armatura caratteriale: le fissazioni, che impediscono di procedere o di retrocedere (movimenti naturali della vita).
Alexander Lowen, che fu allievo e paziente di Reich, si accorse che pur avendo ottenuto il riflesso orgastico[4], non aveva eliminato tutti i suoi problemi della vita di relazione e, grazie alle osservazioni di Louis Pelletier[5], elaborò l’idea che il modo più efficace per sciogliere i blocchi, sarebbe stato attraverso l’alternarsi di momenti di rilassamento[6] a momenti di lavoro espressivo[7].
Tale metodo, insieme all’analisi del carattere e al principio reichiano di identità funzionale tra tensione muscolare e blocco emozionale, rappresenta uno dei fondamenti dell’analisi bioenergetica: paziente e terapeuta non parlano soltanto, ma dopo una prima parte di comunicazione verbale, il terapeuta propone una serie di movimenti, esercizi e forme di contatto corporeo, adatti alla sua armatura caratteriale e ai vissuti emozionali emersi o rimossi durante l’incontro.
Secondo Lowen i tipi caratteriali[8] sono collegati ad altrettanti bisogni/diritti negati al bambino nel corso del suo sviluppo. Dal momento che ad ogni fase dello sviluppo dell’organismo, corrisponde un diritto/bisogno, la risposta negativa dell’ambiente a questo diritto/bisogno colpisce il bambino nella zona del corpo che in quel momento è psichicamente più rilevante, provocandogli un blocco (contrazione muscolare cronica) in quell’area e una serie di meccanismi di difesa e adattamento, che sono alla base dei cinque tipi caratteriali.
L’area somatica psichicamente più rilevante nelle prime settimane di vita è quella di occhi, naso e orecchie, a cui fa seguito quella della bocca e così via fino ai genitali.
I diritti/bisogni negati sono:
· Il diritto di esistere per il carattere schizoide
· Il diritto di avere bisogno per il carattere orale
· Il diritto di imporsi per il carattere masochista
· Il diritto di essere autonomo per il carattere psicopatico
· Il diritto di amare sessualmente per il carattere rigido
Ogni tipo caratteriale corrisponde ad una particolare visone del mondo con cui ognuno di noi affronta la vita di tutti i giorni.
Tratterò in seguito dei vari caratteri.
[1] Il corpo non mente (L. Marchino, M. Mizrahil, Ed. Frassinelli, 2004). Per ulteriori informazioni sui due autori, si rimanda a Biosofia.it - Il sito dell'Istituto di Psicologia SOmatorelazionale - IPSO [2] Reich fu allievo di Freud ma se ne distaccò negli anni Venti, allorché Freud introdusse il concetto di istinto di morte. [3] Il concetto gli era servito per spiegare le resistenze del paziente e quindi l’insuccesso del processo terapeutico. [4] Leggero movimento spontaneo di contrazione ed espansione di tutto l’organismo osservabile quando esso si trova in stato di riposo, la respirazione è sana e il flusso dell’energia non è inibito. [5] Altro terapeuta reichiano. [6] Processo di scioglimento delle tensioni muscolari, emotive e psichiche. [7] Sequenza di movimenti espressivi dotati di forte carica simbolica e di forte valenza energetica e psicoemotiva attraverso i quali è possibile, nella Classe di Esercizi di Bioenergetica, dissolvere la tensione dovuta allo stress accumulato nel passato prossimo e, durante la psicoterapia, implicando la messa in atto di vissuti repressi più remoti, più strutturali e pervasivi della personalità, rendere tale materiale totalmente cosciente ed elaborabile simbolicamente e biologicamente. [8] In tutto sono cinque anche se ne esiste un sesto, ossia il carattere simbiotico, elaborato da Stephen M. Johnson.
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